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  Villa Sciarra



Dove si trova: Municipio I, Rione XIII -Trastevere
Epoca: XVII-XX secolo
Estensione: 7.500 mq
Orario di apertura: dalle 7.00 al tramonto
Come arrivare: bus 44, bus 75
Ingressi: via Calandrelli, via Dandolo, via delle Mura Gianicolensi
Accesso disabili: si consiglia l'ingresso Via Calandrelli o quello di
via delle Mura Gianicolensi
Villa Sciarra Wurts
Il Restauro Vegetazionale della Villa

La villa


Sorta alla pendici del Gianicolo, Villa Sciarra è forse una delle più graziose ville di Roma, caratterizzata da un aspetto quotidiano e salottiero che la rende unica nel suo genere.
I recenti restauri hanno riportato all'antico splendore il Casino Nobile, alcuni gruppi scultorei, e l'Uccelliera. E' di prossimo avvio il restauro del Castelletto neomedioevale, destinato a divenire la sede del Museo della Matematica.

Edificato durante il Seicento dai Barberini, l'edificio ha conservato l'aspetto originario, fino ai primi anni del '900 , quando divenne la sede dell'Istituto Italiano di Studi Germanici. Gli architetti Calza Bini e De Renzi chiusero allora il portico al pian terreno e il cortile centrale, trasformandolo in una biblioteca, mentre fu mantenuto il terrazzo originario con la torretta dalla quale si può vedere tutta la città fino ai Colli Albani. Sul davanzale sono collocate cinque statue settecentesche in arenaria, di cui quattro raffigurano i continenti, la quinta potrebbe rappresentare una delle quattro parti del giorno.
I giardini segreti che fiancheggiavano l'edificio, sono invece oggi scomparsi.
 Le vicende storiche
L'area in cui si trova la villa, tenuta fin dai tempi antichi ad orti e giardini, fu acquisita nel 1575 da Mons. Innocenzo Malvasia che vi edificò il Casino Malvasia, ora nel terreno di proprietà dell'Accademia Americana.
La costruzione delle Mura Gianicolensi, condotta sotto il pontefice Urbano VIII nel 1642-44, valorizzò notevolmente il complesso trasformandolo in villa urbana.

Nel 1647 venne donata da Domenico Vaini "vita natural durante" al cardinale Antonio Barberini, già proprietario del Casino Malvasia, mentre nel 1710 fu venduta al Cardinale Pietro Ottoboni che la mantenne con grande raffinatezza e cura fino alla sua morte (1740). Il suo interesse per la villa lo indusse a far realizzare tre nuovi giardini, ad ampliare la coltivazione di piante da frutto, ortaggi, piante ornamentali ed esotiche, e a promuovere alcuni importanti scavi nell'area del tempio siriaco (1720).

Divenuta di proprietà degli Sciarra, la villa fu ingrandita e abbellita con l'acquisto dell'orto Crescenzi (1811) e la realizzazione di diversi manufatti di servizio.

Nel 1849, all'epoca della Repubblica Romana, il Casino Barberini e l'adiacente Casino Malvasia, vennero fortemente danneggiati dai combattimenti tra le truppe italiane, guidate da Giuseppe Garibaldi e le truppe francesi. I Barberini restaurarono il Casino nelle forme originarie, ma la proprietà venne definitivamente persa da Maffeo II Sciarra in seguito a speculazioni finanziarie sbagliate. Il terreno intorno alla villa venne quindi diviso in lotti e destinato ad area edificabile, mentre la villa, dopo tumultuose vicende, comuni a gran parte delle villa romane, fu acquistata il 15 maggio 1902 da Giorgio Wurts, un americano appassionato di giardini, e da sua moglie Henrietta Tower, ricca ereditiera di Filadefia.

I Wurts, nell'intento di ricreare ricreare lo scenario di una villa barocca italiana, sistemarono nel parco le celebri statue settecentesche in arenaria, provenienti dal Castello Visconti di Brignano d'Adda, nel bergamasco. Argomento dei gruppi scultorei - simboleggiato da temi quali la personificazione dei Mesi, di Apollo e Dafne, Pan e Siringa, Diana ed Endimione - il succedersi delle stagioni e delle attività produttive della terra. Nel 1906 si avviò il progetto per la costruzione del Castelletto in stile neogotico, realizzato nel 1908-1910, mentre nel 1908 vennero iniziati i lavori per la realizzazione degli ingressi di Via Calandrelli. Nel 1910 viene aggiunto al progetto della nuova recinzione un belvedere a loggiato scoperto con sottostante ninfeo, oggi solo parzialmente conservato.
Nel 1930, dopo la morte del marito, Henrietta Wurts donò la villa a Benito Mussolini, ponendo la condizione che fosse destinata a parco pubblico.

Nel corso del 2004-2005 sono stati effettuati interventi di restauro del verde del parco.
 Bibliografia
A. Pacia, R. Piccininni, Villa Sciarra. Interpretazione romana di una villa lombarda, Roma 1992;
C. Benocci, Le ville storiche della Via Aurelia Antica e dell'area sud-occidentale della città, in R.
C. Benocci, Villa Sciarra: dal mecenatismo americano degli anni Trenta all'ipotesi comunale di musealizzazione, in "Bollettino dei Musei Comunali di Roma", n.s., XII, 1998, pp.123-147;
A. Campitelli, Villa Sciarra, in V. Cazzato (a cura), La memoria, il tempo, la storia nel giardino italiano fra '800 e '900, Roma 2000, pp.374-376
 Architetture
PORTALE MONUMENTALE
L'attuale ingresso su via Calandrelli venne realizzato nel 1908 dall'ingegnere Pio Piacentini . Il progetto che prevedeva la realizzazione di due pilastri decorati con erme, sostenenti vasi poggiati sulle teste, in sostituzione degli originali pilastri rustici in muratura, venne prontamente approvato dalle autorità capitoline, in quanto la nuova opera avrebbe conferito "maggior decoro alla località".
Le due erme, di modellato classicheggiante, presentano particolari insoliti quali la presenza dei piedi, ma sono prive di una caratterizzazione ritrattistica, facilmente individuabile nel binomio uomo-donna dei pilastri. La figura femminile sarebbe riconducibile al ritratto della Tower, di cui esiste una fotografia conservata presso l'Istituto di Studi Germanici, mentre quella maschile potrebbe essere una libera interpretazione del marito secondo modelli classicheggianti.

FONTANA CON PUTTI E CAPRETTA
Varcato il cancello ci si trova di fronte ad una piccola fontana con due satirelli che giocano con un capretto. Il tema si inserisce in una scelta di soggetti legati prevalentemente al ciclo delle stagioni, a temi mitologici e soprattutto all'esaltazione del dio Pan e delle sue attività boscherecce, sfrenate ed all'insegna del divertimento.
ESEDRA ARBOREA
E' forse l'angolo più scenografico della villa. In una siepe, formata da piante di lauro disposte a semicerchio, sono state ricavate delle nicchie, in cui sono state collocate dodici statue in arenaria, raffiguranti i mesi dell'anno. Di fronte alle statue si trovano siepi di bosso potate in forme fantasiose secondo la raffinata tecnica dell'arte topiaria.

FONTANA DEI SATIRI
La fontana dei Satiri, collocata a lato dell'uccelliera, in un articolato gioco di nicchie, è l'unico elemento proveniente dalla Villa Visconti di Brignano d'Adda, ricostruita nella sua interezza a Villa Sciarra. Gli altri elementi decorativi sono infatti stati inseriti dai Wurts in posizioni e contesti architettonici assai diversi da quelli originari.
La fontana, composta da un articolato gruppo di satiri e satirelli che sorreggono una grande conchiglia, è coronata da un putto che esce dalle fauci di un biscione, allusivo allo stemma araldico della famiglia Visconti.
FONTANA DI DIANA ED ENDIMIONE
La fontana a laghetto, collocata in prossimità del viale Wern, è decorata con un gruppo scultoreo raffigurante Diana, la dea della caccia, il bellissimo pastore-cacciatore Endimione, e un cane, loro fedele compagno.
UCCELLIERA
Percorrendo il viale sulla destra, che dal portale monumentale conduce verso le mura Gianicolensi, si giunge in prossimità di una grande voliera in ferro in cui vivono una coppia di pavoni, animali che al tempo di Wurts erano lasciati liberi nel giardino.
NINFEO
Realizzata nel 1912 su progetto dell'ingegnere Enrico Gennai, la costruzione prevedeva un loggiato coperto, con colonne ioniche e arcate a tutto sesto, affacciato su di una terrazza-belvedere, delimitata da una balaustrata, interrotta al centro da una vasca ellittica (una navicella, con sirene e putti) che dava origine ad una fontana, conclusa nel bacino-ninfeo sottostante al quale si accedeva da una scalinata a doppia rampa.
Purtroppo attualmente rimane solo l'insieme architettonico, privo del loggiato, con pochi arredi scultorei, rimossi dal belvedere e ricoverati, per motivi di sicurezza, in un deposito, in attesa di un ripristino.
| G.B. | O.D.C. |